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IT87

   Al Monte Prinzera e Rocca Galgana da Case Bottini.
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Giorgio Tanzi 2015

Caratteristiche Percorso

 Itinerario   Case Bottini - San Genesio - Monte Prinzera - Rocca Galgana - Case Bottini.
 Dislivello   Salita: 600 m   Discesa: 600 m
 Lunghezza   12 Km
 Difficoltà  

E

 L'itinerario non presenta difficoltà.
 Segnavia   CAI 812 - CAI 812a - tratti non segnati.
 Durata   4 ore circa.
 Altitudine Massima   Monte Prinzera  730m
 Cartografia   Carta IGM 1:25.000 -  Foglio: FORNOVO 199 SO  [ Visualizza porzione della mappa ]
 

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Percorrendo il fondovalle del Taro, sulla sinistra dopo Fornovo, appare un imponente dosso di roccia rossastra, nudo e brullo, sormontato da un grande ripetitore. È il M. Prinzera, il primo dei grandi affioramenti di rocce ofiolitiche per chi dalla pianura si inoltra verso la montagna parmense. Il cupo roccione è ancor più impressionante perché si erge all'improvviso da un basamento di colli dalle forme molli e intensamente abitati e coltivati. Il M. Prinzera domina un vasto tratto della media valle del Taro e per intero quella del torrente Sporzana, modesto corso d'acqua che lo circonda a est e a nord, mentre il fianco occidentale è tagliato dalla strada della Cisa, che corre proprio ai Piedi della sommità rocciosa. Nonostante le modeste dimensioni l'ambiente è sicuramente straordinario, con pendici desertiche e assolate a brevissima distanza da microambienti freschi e umidi; tale varietà di condizioni consente la vita di una vegetazione assai ricca ed interessante, che comprende l'intero campionario delle particolarissime piante che riescono a colonizzare l'ambiente estremo rappresentato dalle aride pendici ofiolitiche. Soprattutto per questo motivo dal 1992 tutta l'area sommitale ed i calanchi che scendono a oriente, verso la valle dello Sporzana, sono compresi in una Riserva Naturale Orientata della Regione Emilia Romagna che ha allestito un centro per i visitatori in località Belvedere, poco dopo il chilometro 88 della S.S della Cisa.

Monte Prinzera

 

Il percorso proposto attraversa un territorio che comprende una serie di affioramenti ofiolitici, con prevalenza di serpentiniti, all'interno di argille fortemente deformate, raccolti attorno alla rupe del M. Prinzera. In particolare in questo settore collinare il paesaggio è caratterizzato da aspri dossi come Rocca Galgana  e la rupe di San Genesio, che emergono sul territorio collinare circostante a prevalente morfologia dolce. Le tipologie ambientali prevalenti sono quelle legate ai luoghi rocciosi e detritici, anche con vegetazione pioniera, boschi di latifoglie riconducibili ai querceti misti tipici della fascia collinare, arbusti a ginepro e prati. A partire da primavera il sotto bosco e l'ambiente circostante si colorano di numerose fioriture grazie alle varie specie vegetali presenti in questi luoghi. L'ambiente rupestre offre condizioni di rifugio per molte specie tipiche della fauna appenninica.
I sentieri attraversano una zona interessata in passato da un'intensa attività estrattiva (cave di pietrisco), che ha permesso di evidenziare la particolare struttura delle coltri detritiche che circondano le masse offiolitiche.
 

Il punto di partenza si raggiunge abbandonando a Sx la fondovalle del Taro appena prima dell'abitato di Citerna in direzione Case Bottini. La strada passa sotto all'autocisa e alla prima curva si può parcheggiare (207m, WP01) l'auto in una piazzola. Si prende la sterrata a Sx e si guada (acqua permettendo) il torrente Galgana. Qui si trova il punto (212m, WP02) di inizio-arrivo del sentiero CAI 812 (Non sono presenti cartelli e i segnavia sono in genere scarsi). Si prende a salire a Dx in un'ampia carrareccia  e poi su sterrato fino a Ca Galgana (343m, WP03, 30').
Si riprende a salire nel bosco fino all'incrocio dei sentieri CAI 812/812a (393m, WP04), si continua a DX su sterrata in mezzo al bosco fino a raggiungere la Rocca di San Genesio (529m, WP06, 60'/1h 30').

Da qui si continua su una stradina, ignorando le deviazioni, fino a raggiungere l'oratorio di San Genesio,  assecondadola la strada ci porta sulla statale della Cisa in corrispondenza dell'abitato di Case Vecchie (608m, WP07) appena prima di Bosco di Bardone.
Si prosegue in discesa sulla statale e all'ingresso del paese si prende a Dx sulla strada che, mantenendosi a monte del paese, ci porterà ai piedi del Monte Prinzera.
Qui inizia la sterrata che con alcuni tornati ci porta alla sommità (727m, WP08, 30'/2h) della rupe sormontata dal grosso ripetitore della RAI.
Si discende sullo stesso percorso ma poco prima all'altezza del primo tornante si devia a Dx su un traccia che ci porta direttamente sulla statale in corrispondenza di un punto di accesso della riserva (556m, WP09).
Qui si abbandona la statale a Sx sulla carraia che, prima in mezzo ai campi e poi all'interno di un boschetto, ci conduce su una stradina inghiaiata (444m, WP11) di servizio per una cava posta nelle vicinanze. Si prosegue a Sx e dopo pochi metri si abbandona a Dx sulla carraia che in pochi minuti ci porta a un gruppo di abitazioni "I Fenati" (410m, WP12).

La carraia prosegue in mezzo ai campi e dopo l'attraversamento di un piccolo ruscello giunge all'incrocio incontrato all'andata.
Si prosegue ora sulla Dx sul sentiero CAI 812 che dapprima in piano e poi in ripida discesa ci porta ai piedi di Rocca Galgana.
Da qui una traccia di sentiero ci permette in ripida salita di raggiungere la modesta ma spettacolare sommità della Rocca (434m, WP15, 1h 30'/3h 30') che offre splendide vedute sul M. Prinzera e sulla Val taro. Si discende per lo stesso percorso e si continua sul sentiero principale che in forte discesa ci riporta al punto di partenza (212m, WP01, 20'/3h 50').


Rocca Galgana

Geologia e forme del paesaggio.

Il M. Prinzera e i suoi satelliti sono costituiti prevalentemente da peridotiti e subordinatamente da serpentiniti genericamente note come "ofioliti", Si tratta di rocce del tutto simili ad alcune di quelle che si rinvengono sui fondali oceanici attuali per cui, secondo un fondamentale principio di logica deduttiva largamente applicato in geologia, la loro genesi è riferibile ai fenomeni vulcanico-plutonici che interessarono la crosta di quel paleobacino oceanico, la Tetide, da cu presero origine le catene alpina e appenninica. La peridotite, composta quasi esclusivamente da olivina, silicato di ferro e magnesio, è una roccia consolidatasi all'interno del mantello terrestre di cui costituisce la parte refrattaria nei processi di fusione e da cui trae origine il magma basaltico che, consolidandosi sui fondali oceanici, ne andrà ad incrementare lo spessore. Interessante è notare come talvolta l'alterazione superficiale celi il colore originario della roccia conferendole una tonalità rossiccia, invece di quel verde-nerastro ben osservata e ove le superfici di fratturazione sono fresche. Dal punto di vista geomorfologico il paesaggio ha una caratteristica connotazione legata al diverso grado di erodibilità esistente sulle rocce ofiolitiche, non a caso costituenti aspri rilievi perché più resistenti, e quelle sedimentarie di natura prevalentemente pelitica dalle quali esse paiono emergere. Queste ultime, costituite per la maggior parte da argille e generalmente interessate da agricoltura estensiva, incolti e magri prati, appartengono, utilizzando un termine ora desueto tra geologi ma da tempo entrato nel lessico dei naturalisti, alle cosiddette "Argille Scagliose" a loro volta testimoni di quei crolli sottomarini connessi alla gravità e collegati al formarsi della catena appenninica: si tratta di argille a bande varicolorate bruno-rossastri contenenti anche pezzame calcareo (calcari "tipo palombino"). Localmente sono inclusi brandelli di strati calcareo-marnosi rossastri del tutto simili a quelli che caratterizzano talune formazioni presenti in zone limitrofe (es. Flysch di Monte Dosso). Le pliaghe interessate dalla presenza di litologie argillose sono tormentate da fenomeni erosivi diffusi (calanchi)  e di massa (frane e paleofrane) di cui si hanno evidenti testimonianze nei versanti del M. Prinzera, in particolare quello orientale. Interessante è inoltre notare la presenza di sorgenti, talora solforose, al contatto tra le ofioliti e le argille: queste ultime, decisamente impermeabili, determinano la venuta a giorno delle acque circolanti nelle numerose fratture dei corpi ofiolitici.
 
Cenni storici.

La posizione geografica (vicinanza alla pianura Padana da un lato, al Mar Tirreno dall'altro) e l'aspra morfologia del rilievo hanno attirato fin da i tempi più antichi diverse comunità umane: insediamenti dell'Età del Bronzo (villaggio d'altura presso la cima del M. Prinzera), poi Liguri e, forse, Etruschi; infine Romani. Tutte queste presenze hanno sfruttato il carattere strategico della zona, la facilità di difesa e, al contempo, il transito agevole nelle valli Sporzana e Taro. L'itinerario utilizzato dai Romani per un rapido collegamento tra Parma e Luni, viene in seguito ripristinato dai Longobardi, causa l'impossibilità di usare, per un certo periodo almeno, dopo la loro invasione, le grandi strade consolari (Aurelia, Flaminia, Emilia) ancora parzialmente controllate dai Bizantini. La Via, in questo tratto detta di Monte Bardone nonché Romea, perché diretta ai luoghi santi della Roma cristiana, riceve già dal sec. IX, con la dominazione franca, il terzo appellativo di Francigena o Francesca, ossia che ha origine in Francia; intendendo con questa, genericamente, il vasto territorio occupato dall'Impero Carolingio, dal Mare del Nord alle Alpi. Alpi che venivano attraversate utilizzando i due valichi più frequentati fino al Basso Medioevo, il Gran San Bernardo e il Moncenisio. Durante un ampio periodo storico, dal VII al XIV sec. e oltre, questo tracciato e le sue importanti diramazioni conducono dall'estremo nord europeo a Roma, e quindi in Terra Santa, pellegrini, commercianti, sovrani ed eserciti, che si fermano nei ricoveri appositamente creati (ospitali o xenodochi), presso le Pievi e i borghi o nei castelli. Molti, nei secoli, i transiti di personaggi illustri, tra i quali, per brevità, occorre fare una cernita: S. Moderanno, Carlo Magno, Matilde di Canossa, l'imperatore Federico Barbarossa, il re di Francia Filippo Augusto, l'imperatore Federico Il, il re di Francia Carlo VIII. L'Età Moderna vede una lenta decadenza della strada romea, fino al primo Ottocento, quando iniziano i lavori per la costruzione della strada napoleonica della Cisa, che in molti punti affianca o ricalca tratti della Francigena. Sospesi per la crisi e poi la sconfitta dell'Impero Francese, i lavori sono ripresi e terminati per volere di Maria Luigia, duchessa di Parma. Alcuni luoghi conservano la memoria del rilancio dei commerci lungo l'antico itinerario, come Casa Tarla, allora stazione di posta con cambio dei cavalli, dove restano poche tracce della "Fontanina di Napoleone".
 
Stefano Segadelli - Ivan Rossetti, Trekking e Mountain Bike nella Val Ceno, Ophryis
Sandro Bassi - Mario Vianelli, A piedi in Emilia Romagna, Guide Iter
Regione Emilia Romagna - La riserva naturale di Monte Prinzera, carta escursionistica 1:25000
Regione Emilia Romagna - Parchi-natura 2000, riserve naturali
 

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Lista WayPoints con tempi di percorso

Localita Alt.(m) WP Parz. Totale Note
Case Bottini 207 01 00'

00'

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Ca Galgana 343 03 30' 30'  
San Genesio 529 06 60' 1h 30'  
Monte Prinzera 727 08 30' 2h 00'  
Rocca Galgana 434 14 1h 30' 3h 30'  
Case Bottini 207 01 20' 3h 50'  
 

PROFILO ALTIMETRICO

 

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