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ValcenoTrek su GPSies.com |
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Chiudi Testo descrizione
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Percorrendo il
fondovalle del Taro, sulla sinistra dopo Fornovo, appare un imponente dosso
di roccia rossastra, nudo e brullo, sormontato da un grande ripetitore. È il
M. Prinzera, il primo dei grandi affioramenti di rocce ofiolitiche per chi
dalla pianura si inoltra verso la montagna parmense. Il cupo roccione è
ancor più impressionante perché si erge all'improvviso da un basamento di
colli dalle forme molli e intensamente abitati e coltivati. Il M. Prinzera
domina un vasto tratto della media valle del Taro e per intero quella del
torrente Sporzana, modesto corso d'acqua che lo circonda a est e a nord,
mentre il fianco occidentale è tagliato dalla strada della Cisa, che corre
proprio ai Piedi della sommità rocciosa. Nonostante le modeste dimensioni
l'ambiente è sicuramente straordinario, con pendici desertiche e assolate a
brevissima distanza da microambienti freschi e umidi; tale varietà di
condizioni consente la vita di una vegetazione assai ricca ed interessante,
che comprende l'intero campionario delle particolarissime piante che
riescono a colonizzare l'ambiente estremo rappresentato dalle aride pendici
ofiolitiche. Soprattutto per questo motivo dal 1992 tutta l'area sommitale
ed i calanchi che scendono a oriente, verso la valle dello Sporzana, sono
compresi in una Riserva Naturale Orientata della Regione Emilia Romagna che
ha allestito un centro per i visitatori in località Belvedere, poco dopo il
chilometro 88 della S.S della Cisa. |
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Monte Prinzera |
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Il percorso proposto
attraversa un territorio che comprende una serie di affioramenti ofiolitici,
con prevalenza di serpentiniti, all'interno di argille fortemente deformate,
raccolti attorno alla rupe del M. Prinzera. In particolare in questo settore
collinare il paesaggio è caratterizzato da aspri dossi come Rocca Galgana
e la rupe di San Genesio, che emergono sul territorio collinare circostante
a prevalente morfologia dolce. Le tipologie ambientali prevalenti sono
quelle legate ai luoghi rocciosi e detritici, anche con vegetazione
pioniera, boschi di latifoglie riconducibili ai querceti misti tipici della
fascia collinare, arbusti a ginepro e prati. A partire da primavera il sotto
bosco e l'ambiente circostante si colorano di numerose fioriture grazie alle
varie specie vegetali presenti in questi luoghi. L'ambiente rupestre offre
condizioni di rifugio per molte specie tipiche della fauna appenninica.
I sentieri attraversano una zona interessata in passato da un'intensa
attività estrattiva (cave di pietrisco), che ha permesso di evidenziare la
particolare struttura delle coltri detritiche che circondano le masse
offiolitiche.
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Il punto di partenza si
raggiunge abbandonando a Sx la fondovalle del Taro appena prima dell'abitato
di Citerna in direzione Case Bottini. La strada passa sotto all'autocisa e
alla prima curva si può parcheggiare (207m, WP01) l'auto in una piazzola. Si prende la
sterrata a Sx e si guada (acqua permettendo) il torrente Galgana. Qui si trova il punto
(212m, WP02) di
inizio-arrivo del sentiero CAI 812 (Non sono presenti cartelli e i segnavia
sono in genere scarsi). Si prende a salire a Dx in un'ampia carrareccia
e poi su sterrato fino a Ca Galgana (343m, WP03, 30').
Si riprende a salire nel bosco fino all'incrocio dei sentieri CAI 812/812a
(393m, WP04),
si continua a DX su sterrata in mezzo al bosco fino a raggiungere la Rocca
di San Genesio (529m, WP06, 60'/1h 30').
Da qui si continua su una stradina, ignorando le deviazioni, fino a
raggiungere l'oratorio di San Genesio, assecondadola la strada ci porta sulla
statale della Cisa in corrispondenza dell'abitato di Case Vecchie
(608m, WP07) appena
prima di Bosco di Bardone.
Si prosegue in discesa sulla statale e all'ingresso del paese si prende a Dx
sulla strada che, mantenendosi a monte del paese, ci porterà ai piedi del Monte Prinzera.
Qui inizia la sterrata che con alcuni tornati ci porta alla sommità
(727m, WP08, 30'/2h) della rupe sormontata dal
grosso ripetitore della RAI.
Si
discende sullo stesso percorso ma poco prima all'altezza del primo tornante
si devia a Dx su un traccia che ci porta direttamente sulla statale in
corrispondenza di un punto di accesso della riserva
(556m, WP09).
Qui si abbandona la statale a Sx sulla
carraia che, prima in mezzo ai campi e poi all'interno di un boschetto, ci
conduce su una stradina inghiaiata (444m, WP11) di servizio per una cava posta nelle
vicinanze. Si prosegue a Sx e dopo pochi metri si abbandona a Dx sulla
carraia che in pochi minuti ci porta a un gruppo di abitazioni "I Fenati"
(410m, WP12). |
La carraia prosegue in mezzo ai campi e dopo l'attraversamento di un piccolo
ruscello giunge all'incrocio incontrato all'andata.
Si prosegue ora sulla Dx sul sentiero CAI 812 che dapprima in piano e poi in
ripida discesa ci porta ai piedi di Rocca Galgana.
Da qui una traccia di sentiero ci permette in ripida salita di raggiungere
la modesta ma spettacolare sommità della Rocca (434m,
WP15, 1h 30'/3h 30') che offre splendide vedute
sul M. Prinzera e sulla Val taro. Si discende per lo stesso percorso e si
continua sul sentiero principale che in forte discesa ci riporta al punto di
partenza (212m, WP01, 20'/3h 50'). |

Rocca Galgana |
Geologia
e forme del paesaggio. |
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Il M. Prinzera e i suoi satelliti sono
costituiti prevalentemente da peridotiti e subordinatamente da serpentiniti
genericamente note come "ofioliti", Si tratta di rocce del tutto simili ad
alcune di quelle che si rinvengono sui fondali oceanici attuali per cui,
secondo un fondamentale principio di logica deduttiva largamente applicato
in geologia, la loro genesi è riferibile ai fenomeni vulcanico-plutonici che
interessarono la crosta di quel paleobacino oceanico, la Tetide, da cu
presero origine le catene alpina e appenninica. La peridotite, composta
quasi esclusivamente da olivina, silicato di ferro e magnesio, è una roccia
consolidatasi all'interno del mantello terrestre di cui costituisce la parte
refrattaria nei processi di fusione e da cui trae origine il magma basaltico
che, consolidandosi sui fondali oceanici, ne andrà ad incrementare lo
spessore. Interessante è notare come talvolta l'alterazione superficiale
celi il colore originario della roccia conferendole una tonalità rossiccia,
invece di quel verde-nerastro ben osservata e ove le superfici di
fratturazione sono fresche. Dal punto di vista geomorfologico il paesaggio
ha una caratteristica connotazione legata al diverso grado di erodibilità
esistente sulle rocce ofiolitiche, non a caso costituenti aspri rilievi
perché più resistenti, e quelle sedimentarie di natura prevalentemente
pelitica dalle quali esse paiono emergere. Queste ultime, costituite per la
maggior parte da argille e generalmente interessate da agricoltura
estensiva, incolti e magri prati, appartengono, utilizzando un termine ora
desueto tra geologi ma da tempo entrato nel lessico dei naturalisti, alle
cosiddette "Argille Scagliose" a loro volta testimoni di quei crolli
sottomarini connessi alla gravità e collegati al formarsi della catena
appenninica: si tratta di argille a bande varicolorate bruno-rossastri
contenenti anche pezzame calcareo (calcari "tipo palombino"). Localmente
sono inclusi brandelli di strati calcareo-marnosi rossastri del tutto simili
a quelli che caratterizzano talune formazioni presenti in zone limitrofe
(es. Flysch di Monte Dosso). Le pliaghe interessate dalla presenza di
litologie argillose sono tormentate da fenomeni erosivi diffusi (calanchi)
e di massa (frane e paleofrane) di cui si hanno evidenti testimonianze nei
versanti del M. Prinzera, in particolare quello orientale. Interessante è
inoltre notare la presenza di sorgenti, talora solforose, al contatto tra le
ofioliti e le argille: queste ultime, decisamente impermeabili, determinano
la venuta a giorno delle acque circolanti nelle numerose fratture dei corpi
ofiolitici. |
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Cenni
storici. |
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La posizione geografica (vicinanza alla
pianura Padana da un lato, al Mar Tirreno dall'altro) e l'aspra morfologia
del rilievo hanno attirato fin da i tempi più antichi diverse comunità
umane: insediamenti dell'Età del Bronzo (villaggio d'altura presso la cima
del M. Prinzera), poi Liguri e, forse, Etruschi; infine Romani. Tutte queste
presenze hanno sfruttato il carattere strategico della zona, la facilità di
difesa e, al contempo, il transito agevole nelle valli Sporzana e Taro.
L'itinerario utilizzato dai Romani per un rapido collegamento tra Parma e
Luni, viene in seguito ripristinato dai Longobardi, causa l'impossibilità di
usare, per un certo periodo almeno, dopo la loro invasione, le grandi strade
consolari (Aurelia, Flaminia, Emilia) ancora parzialmente controllate dai
Bizantini. La Via, in questo tratto detta di Monte Bardone nonché Romea,
perché diretta ai luoghi santi della Roma cristiana, riceve già dal sec. IX,
con la dominazione franca, il terzo appellativo di Francigena o Francesca,
ossia che ha origine in Francia; intendendo con questa, genericamente, il
vasto territorio occupato dall'Impero Carolingio, dal Mare del Nord alle
Alpi. Alpi che venivano attraversate utilizzando i due valichi più
frequentati fino al Basso Medioevo, il Gran San Bernardo e il Moncenisio.
Durante un ampio periodo storico, dal VII al XIV sec. e oltre, questo
tracciato e le sue importanti diramazioni conducono dall'estremo nord
europeo a Roma, e quindi in Terra Santa, pellegrini, commercianti, sovrani
ed eserciti, che si fermano nei ricoveri appositamente creati (ospitali o
xenodochi), presso le Pievi e i borghi o nei castelli. Molti, nei secoli, i
transiti di personaggi illustri, tra i quali, per brevità, occorre fare una
cernita: S. Moderanno, Carlo Magno, Matilde di Canossa, l'imperatore
Federico Barbarossa, il re di Francia Filippo Augusto, l'imperatore Federico
Il, il re di Francia Carlo VIII. L'Età Moderna vede una lenta decadenza
della strada romea, fino al primo Ottocento, quando iniziano i lavori per la
costruzione della strada napoleonica della Cisa, che in molti punti affianca
o ricalca tratti della Francigena. Sospesi per la crisi e poi la sconfitta
dell'Impero Francese, i lavori sono ripresi e terminati per volere di Maria
Luigia, duchessa di Parma. Alcuni luoghi conservano la memoria del rilancio
dei commerci lungo l'antico itinerario, come Casa Tarla, allora stazione di
posta con cambio dei cavalli, dove restano poche tracce della "Fontanina di
Napoleone". |
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Stefano Segadelli - Ivan Rossetti,
Trekking e Mountain Bike nella Val Ceno, Ophryis
Sandro Bassi - Mario Vianelli, A piedi in Emilia Romagna, Guide Iter
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Regione Emilia Romagna - La riserva
naturale di Monte Prinzera, carta escursionistica 1:25000
Regione Emilia Romagna -
Parchi-natura 2000, riserve naturali
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Lista WayPoints con tempi di percorso |
Localita |
Alt.(m) |
WP |
Parz. |
Totale |
Note |
Case Bottini |
207 |
01 |
00' |
00' |
[ Scarica PDF Lista
completa WayPoints ] |
Ca Galgana |
343 |
03 |
30' |
30' |
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San Genesio |
529 |
06 |
60' |
1h 30' |
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Monte Prinzera |
727 |
08 |
30' |
2h 00' |
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Rocca Galgana |
434 |
14 |
1h 30' |
3h 30' |
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Case Bottini |
207 |
01 |
20' |
3h 50' |
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PROFILO
ALTIMETRICO |
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MAPPA PERCORSO
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