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  I concetti Base della Geologia                                                                   Torrente Pessola: "L'arbion"
 

 
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Tre sono i momenti principali in cui può essere suddiviso il processo di formazione dei rilievi montuosi e del paesaggio in genere: il tempo in cui si generano le rocce, il tempo del loro sollevamento a formare le montagne e infine il tempo dell'erosione e del modellamento del paesaggio.

 

È probabile che per turisti appassionati di montagna e di natura, che non abbiano studiato geologia, possa essere alquanto difficile capire i meccanismi naturali che portano alla formazione delle rocce, delle montagne e del paesaggio. Vi sono antichi ed errati pregiudizi, spesso alimentati da libri, giornali, riviste e programmi televisivi. Soprattutto manca la nozione del tempo geologico e della sua immensità, quindi della successione temporale dei grandi eventi naturali. Così i dinosauri convivono con gli uomini dell'«età della pietra» e vengono considerati ammali preistorici, oppure la formazione di una montagna o di una profonda gola viene imputata a «cataclismi», «sconvolgimenti» o «catastrofi naturali». La storia della Terra viene commisurata con la nostra vita e con la storia dell'umanità, tutto viene compresso in poche migliaia di anni.
In questa prima parte del libro cercherò quindi di inserire il lettore nel tempo dilatato del mondo geologico e introdurrò, nel modo più semplice possibile, concetti e nozioni che ritengo essenziali per poter meglio capire la storia geologica della penisola italiana.
Questa storia può essere suddivisa, idealmente, in tre fasi o momenti geologici in larga parte indipendenti. Essi sono, in ordine cronologico, il tempo della formazione delle rocce (litogenesi), il tempo della formazione delle montagne (orogenesi) e quello della formazione del paesaggio e delle sue varie forme (morfogenesi).

1.1

Litogenesi: la formazione delle rocce
 

Cerchiamo di capire meglio questi concetti pensando, per semplificare, ad alcune famose montagne o regioni italiane quali, ad esempio, il Monte Bianco, la Marmolada, le Alpi Apuane, il Gran Sasso, l'Argentario, l'isola di Capri o il Gargano. Queste montagne sono innanzitutto costituite di materiali, di rocce. E queste rocce, come vedremo più avanti, si sono formate decine o centinaia di milioni di anni fa, spesso accumulandosi sotto forma di sabbie, limi e fanghiglie sul fondo di mari ora scomparsi oppure, come il granito, si sono consolidate nel sottosuolo, a diversi kilometri di profondità. Queste informazioni le ricaviamo dalla regolare sovrapposizione degli strati, dalla presenza di conchiglie pietrificate o dalla natura chimico-mineralogica delle rocce.
Per quanto riguarda le rocce presenti nei monti dell'Italia, i geologi sanno ormai con certezza che esse si sono formate in vari momenti della storia del nostro pianeta: le più vecchie si trovano in Sardegna e hanno dai 600 ai 400 milioni di anni, le più giovani si trovano ai margini della catena appenninica e hanno al massimo qualche milione di anni. Questo è dunque il periodo del processo litogenetico (dal greco lithos = pietra), cioè della formazione delle rocce.
 

1.2

Orogenesi: la formazione delle montagne
 

Ora però le rocce stratificate di cui abbiamo appena parlato non si trovano più sul fondo del mare e così pure il granito non è sepolto nella crosta terrestre. Esse costituiscono massicci montuosi, cime, isole, picchi o coste dirupate, spesso a centinaia o migliaia di metri sul livello del mare. E di frequente non sono disposte orizzontalmente, strato su strato, come in origine; sono inclinate, piegate, addirittura contorte. Ecco quindi che è necessario ammettere l'esistenza di un altro meccanismo o processo che sia stato in grado di sollevare tali materiali dal fondo degli antichi mari ormai scomparsi o di riesumare la roccia granitica dal profondo sottosuolo, sollevandoli alle quote delle montagne di oggigiorno.
Uno potrebbe obiettare: quei materiali non si sono affatto sollevati, è stato il mare che si è ritirato, che si è abbassato lasciando allo scoperto le rocce con i fossili marini. Si può rispondere facilmente a questa obiezione rilevando quanto segue: le rocce che formano le montagne sono, come già detto, piegate, rotte, variamente contorte e queste deformazioni non possono certamente essere indotte dal semplice ritiro dell'acqua; se quanto detto a proposito del ritiro dell'acqua ha un qualche aggancio logico per le rocce con fossili marini, certamente non vale per il granito e per le rocce simili che derivano dal raffreddamento e consolidamento di un magma ve-rificatisi a più kilometri di profondità; da ultimo, occorre dire che, fin dal tempo della loro formazione, 3n-4 miliardi di anni fa, il livello dei mari non ha mai avuto oscillazioni superiori ad alcune centinaia di metri. Non c'è abbastanza acqua (o vapore) sulla Terra e nella circostante atmosfera per innalzare i mari di 2 -f- 3 km. Durante l'ultima più importante glaciazione, il mare si è abbassato di circa 120 metri e nel periodo Cretaceo, circa cento milioni di anni fa, un periodo caratterizzato dal massimo livello dei mari (l'unica volta che il mare invase il deserto del Sahara negli ultimi duecento milioni di anni), l'innalzamento fu all'incirca di 250 -f 300 m.
Quindi, quando si legge o si sente dire che c'è l'«Arca di Noè» sul Monte Ararat, a più di 5000 m di altezza, ricordiamoci che si tratta di una storia senza alcun fondamento scientifico. L'acqua del mare, infatti, a quelle quote non c'è mai stata: bisognerebbe coprire tutta la Terra con uno strato di acqua alto 5-HO km, il che equivarrebbe a triplicare la massa idrica (oceani, mari, laghi, fiumi, ghiacciai, nubi) esistente attualmente sulla Terra. E tutto questo in poche migliaia di anni.
Per tornare al fenomeno responsabile del sollevamento e del piegamento dei vari materiali rocciosi, un processo assai complesso, lungo e lentissimo che viene chiamato orogenesi (dal greco oros = monte), possiamo dire che esso è il risultato di eventi geologici a scala molto grande, più in particolare è causato dalla collisione, dallo scontro dei grandi blocchi continentali (Africa, India, Australia, Europa, Asia, ecc.) che vanno alla deriva sulla superficie della Terra, come grandi zattere. Le Alpi, gli Appennini e tutti i monti che costituiscono l'Italia, dalla Sicilia alla Svizzera, e molte altre catene montuose dell'area mediterranea, quali quelle di Grecia, Albania, Croazia, Tunisia, Algeria, Spagna meridionale, ecc., devono la loro genesi, più o meno direttamente, al continuo e progressivo avvicinamento dell'Africa all'Europa.
Questo movimento del continente africano è iniziato circa cento milioni di anni fa, è tuttora in atto e ha portato a collisioni e separazioni di blocchi situati nella morsa di Africa e Europa, con formazione delle predette montagne e di profondi bacini marini quali il Mar Tirreno, il mare delle Baleari o il Mar Ionio, il tutto accompagnato da terremoti e attività vulcanica.
Occorre però tener ben presente che alla scala dei tempi a noi familiare, cioè alla scala della storia dell'umanità, i fenomeni sopradescritti sono estremamente lenti, praticamente impercettibili. Si tratta di processi che si verificano in tempi geologici, una scala totalmente al di fuori della nostra immaginazione: uno spostamento verticale o orizzontale di un millimetro all'anno, praticamente inavvertibile all'occhio umano (il Monte Bianco o il Gran Sasso crescerebbero di 7-8 cm durante l'intera vita di un uomo, e della stessa entità sarebbe l'eventuale avvicinamento dell'Italia alla costa dalmata), significa un kilometro ogni milione di anni. E i tempi geologici si misurano a decine e centinaia di milioni di anni! Ecco quindi che enormi spostamenti o sollevamenti possono verificarsi in tempi geologici, senza che vi sia alcun bisogno di invocare cataclismi o altri drammatici eventi.
Possiamo ora concludere dicendo che il processo orogenetico è per forza di cose posteriore al processo litogenetico e che i due fenomeni sono di norma (vedremo più avanti le eccezioni) separati da un lunghissimo lasso di tempo geologico.
 

1.3

Morfogenesi: formazione del paesaggio
 

Ciò che vediamo oggi, tuttavia, non è solo il risultato del sollevamento dei materiali situati originariamente in fondo al mare e impilati strato su strato per migliaia di metri. Noi vediamo cime, pareti rocciose scoscese, profonde incisioni fluviali, vallate, pascoli, boschi. È evidente dunque che il sollevamento è stato accompagnato e seguito da erosione e smantellamenti che hanno profondamente intaccato l'originaria continuità degli strati rocciosi, scolpendo ardite morfologie e formando un paesaggio vario e articolato. Anche quest'ultima fase, il processo morfogenetico (dal greco morphe = forma) è il risultato di vicissitudini assai complesse che possiamo attribuire, nel loro insieme, agli ultimi due o tre milioni di anni. Ma le Alpi sono state coperte a più riprese dai ghiacciai che hanno avuto un grosso impatto nel determinare le forme del paesaggio. L'ultima di queste glaciazioni, la più importante, è iniziata circa 80000 anni fa ed è terminata 8.000-10.000 anni fa. Una volta sciolti i ghiacci che occupavano tutte le vallate alpine, con spessori che superavano anche i 1500 m, ruscelli, torrenti e fiumi hanno cominciato a scavare e a trasportare detriti, mentre le pareti rocciose liberate dalla morsa dei ghiacci cedevano, franando a valle. Nello stesso tempo, il mare, che durante la glaciazione si era abbassato di circa 120 m, risaliva invadendo la terra emersa, scalzando le coste alte e rocciose e formando faraglioni e falesie. L'incomparabile bellezza del paesaggio italiano è il risultato dell'erosione e della degradazione prodotte dal mare e dagli agenti atmosferici (acqua, vento, ghiacci) negli ultimi 10000 anni.

1.4

Le tre fasi evolutive di un paesaggio di montagna
 

Ricapitolando, le montagne sono il risultato di tre differenti periodi della storia geologica. Quello litogenetico risale a decine o centinaia di milioni di anni fa ed è responsabile della formazione delle rocce di cui tali monti sono costituiti, quello orogenetico, verificatosi invece da alcune decine a qualche milione di anni fa, ha portato al sollevamento di tali materiali, mentre quello morfogenetico, recentissimo in termini geologici, è il diretto responsabile del paesaggio attuale. Quindi, se uno chiede, per esempio, quando si sono formati il Monte Bianco o il Gran Sasso, si deve rispondere distinguendo tra il «quando» si formarono le rocce che li costituiscono (periodo litogenetico), il «quando» le stesse rocce furono sollevate e deformate (periodo orogenetico) e il «quando» esse furono messe a giorno dall'erosione e scolpite fino a formare le montagne che oggi vediamo. Per quanto riguarda gli esempi citati sopra, il granito del Monte Bianco si è formato circa 310 milioni di anni fa, ma è stato sollevato alle attuali altezze soltanto negli ultimi 30^-40 milioni di anni e l'attuale forma del grande massiccio granitico è il risultato di erosioni e modellamenti avvenuti negli ultimi 10 000 anni. Analogamente, le rocce calcaree e dolomiti-che marine che costituiscono il Gran Sasso si sono originate in gran parte nel Giurassico, tra 200 e 130 milioni di anni fa, ma la deformazione vera e propria e il sollevamento alle altezze attuali sono assai recenti (ultimi 10 milioni di anni), mentre l'aspetto morfologico attuale con le ardite pareti e i verdi altopiani è il risultato dei processi erosivi delle ultime poche migliaia di anni, ivi inclusi il modellamento dei ghiacci, l'erosione delle acque superficiali, l'azione del gelo, della neve e dei fenomeni franosi.

   

 
  Testo e immagini sono state tratte dal seguente testo:

Autore:
Alfonso Bosellini
Titolo:  
Storia Geologica d'Italia gli ultimi 200 milioni di anni.
Editore:
Zanichelli
   

 
   
   
   
   


 

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